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lunedì 7 ottobre 2013

Rallentatori via Erbosa scuole d'infanzia Grosso"!

Beh... un'altra battaglia vinta. Dopo 8 mesi di mail, telefonate e campagna pubblicitaria "passaparola" sono riuscito finalmente a far montare i rallentatori davanti a nido e scuola d'infanzia "Grosso" di via Erbosa 22 a Bologna. È un tratto di strada chiusa che all'apparenza non dovrebbe creare problemi ed invece alcune auto sfrecciano a velocità piuttosto pericolosa sopratutto a causa dell'uscita diretta in strada delle scuole d'infanzia. Il tutto è nato dopo che un'auto, proveniente dal campo nomadi poco distante (non ce l'ho direttamente con loro, ma purtroppo si rivelano spesso i più maleducati insieme ad altri che si comportano nella stessa maniera!) è transitata in quel tratto come se stesse facendo un rally con tanto di sbandate in curva e gomme strisciate sull'asfalto... in quell'occasione non sono riuscito a prendere la targa (era buio e stavo legando al seggiolino dell'auto mio figlio), ma  è scattata la molla per provare a risolvere il problema. Ho stressato talmente tanto il Presidente di Quartiere Daniele Ara (ho puntato su di lui come tramite perchè farsi considerare dai Lavori Pubblici del Comune di Bologna è un'impresa ardua...) finchè il lavoro è andato in porto. Sono risultati che ti fanno capire come l'impegno anche solo di una singola persona può essere sufficiente per raggiungere determinati obiettivi (se poi la cosa è condivisa dalla comunità il risultato è sicuramente più facilmente raggiungibile...)... basta solo impegnarsi e crederci fino in fondo. È questo quello che chiedo un pò a tutti, perchè è sopratutto la nostra pigrizia la causa che ci impedisce di apportare miglioramenti al mondo circostante con cui tutti ne possano trarre vantaggio.

mercoledì 23 febbraio 2011

Beh... a volte funziona!

Ci voleva anche un post positivo...
Davanti alla scuola d'infanzia che frequenta mio figlio c'era una situazione insostenibile... il rusco (come lo chiamiamo a Bologna) o l'immondizia (se preferite) presente fuori dai cassonetti (parlo di televisori rotti, finestre con il vetro mezzo spaccato, motorini ecc.) sul marciapiede adiacente l'ingresso impediva il transito sicuro a piedi di genitori e bambini. Periodicamente veniva rimosso dagli addetti dell'Hera (azienda per l'ambiente) ... anche se spesso rischiava di rimanere anche per alcuni giorni.
Alle 9 di mattina ho fotografato il tutto e spedito mail a destra e a manca (Comune, Quartiere, Ausl, Hera, Polizia Municipale ecc.) e, miracolo, dopo neanche 3 ore sono arrivati gli addetti dell'Hera che hanno pulito e spazzato come non mai!
Sono stato contattato un pò da tutti i destinatari della mia segnalazione... mi sono preso l'impegno di tenere monitorata la situazione ed ora possiedo l'indirizzo mail di un responsabile dell''Hera che manda fuori le squadre di pulizia... l'accordo è che ogni volta che si presenta il problema io scrivo e loro intervengono subito!
Non sono riuscito, purtroppo, ad avere gli indirizzi mail dei maleducati che depositano un pò di tutto fuori dai cassonetti... ci sarebbe stato da scrivere parecchio... chissà se questi personaggi hanno mai sentito parlare di "Educazione permanente degli adulti"...

mercoledì 16 febbraio 2011

Sicurezza sulle piste da sci.

Ecco un'altro argomento, forse di interesse minore in quanto dedicato sopratutto a chi frequenta le stazioni sciistiche (con sci, snowboard e, perchè no, con bob e slittini), ma comunque sempre inerente al tema principale del mio blog... tutto quello che non funziona nella vita!
Pratico da 45 anni, con grande passione, lo sci alpino e da qualche anno anche quello nordico (lo sci di fondo).
Nelle stazioni sciistiche, purtroppo, si trovano spesso situazioni di pericolo, vuoi per utenti indisciplinati, vuoi per attrezzature e o comportamenti da parte del personale addetto alla gestione non conformi con il buon senso e le norme di sicurezza.
In particolare sul nostro appennino bolognese (Corno alle Scale) che frequento da sempre (radici paterne), c'è un problema irrisolto che si trascina da anni.
Sulle piste aperte al pubblico, anche il sabato e la domenica, giornate di grande affluenza di sciatori, vengono sistematicamente tracciati dei percorsi agonistici con l'affissione dei paletti da slalom sulle piste aperte a tutti, senza che tali tracciati vengano separati, come prevede la legge 363 del 2003 che allego, dalla parte che rimane ad uso pubblico. Questo comporta il vedersi sfrecciare a tutta velocità atleti, sopratutto giovani, con il rischio continuo di collisione con chi scia tranquillamente per divertirsi.
In particolare nel 2004 sciavo con una mia nipotina di 6 anni ed uno di questi atleti, uscito per un errore dal tracciato, è passato con gli sci a velocità elevata sulle code degli sci della bambina, sfiorando per pochi centimentri le sue gambe... non voglio pensare cosa sarebbe successo se l'avesse centrata!
Immediatamente ho segnalato il fatto ai Carabinieri presenti come servizio di sorveglianza e soccorso sul posto, ottenendo risposte del tipo "non possiamo fare più di tanto" oppure "gli sci club non hanno i soldi per le reti per separare i tratti da allenamento con le piste pubbliche.." ecc.
Non è servito nemmeno ricordare loro che c'era una legge ben precisa che vietava tale comportamento e che loro erano gli organi preposti a far rispettare tale regola. Hanno solamente aggiunto che se ci fossero stati degli incidenti i responsabili avrebbero pagato! Ho commentato questa loro frase dicendo che non mi interessano i soldi,... quando ti hanno rovinato un bambino non serve piangere dopo e cercare risarcimenti dai responsabili, è utile invece fare prevenzione anche se sembra tanto difficile da applicare!
Dopo questo fatto ho segnalato per iscritto la cosa alla stazione dei Carabinieri, al Sindaco del Comune, alla Guardia Forestale (che effettua servizio e soccorso come i CC), all'ufficio giudiziario competente e ai gestori della stazione sciistica.
Non è servito a nulla... tutti ne parlavano ma niente è cambiato!
Adesso che vado a sciare con mio figlio di 3 anni e mezzo (ha iniziato l'inverno scorso), che da quest'anno mi fa già tutte le piste, il problema si è ripresentato ed ovviamente sono ancor più preoccupato avendolo sempre dietro (è un problema anche per gli sciatori adulti, ma questi hanno il vantaggio di capire la situazione e rimanerne distanti; un bambino, sopratutto alle prime armi, è concentrato sulla discesa che sta svolgendo e non si accorge di quello che gli può accadere intorno, oltre che essere molto più vulnerabile in caso di collisione!).
Ad inizio stagione ho mandato una mail ai nuovi gestori degli impianti che sono appena subentrati alla vecchia gestione,spiegando il problema, l'ho anche verbalmente comunicato sul posto ed ho parlato a lungo con chi, maestro di sci, stava piantando i famosi paletti da slalom lungo le piste.
Tutti mi hanno dato ragione e assicurato che la cosa non accadrà più, anche se in effetti non è stato così.
Riconosco di essere stato troppo comprensivo (per non dire di peggio!)... se il problema sussiste (sarò a sciare con mio figlio anche il prossimo fine setttimana), non vedo altra alternativa che fare una denuncia in virtù della citata legge, in modo da far intervenire "coattivamente" chi di dovere.
E' possibile che non ci sia da parte di nessuno, organi di controllo per primi, la volontà di risolvere certe situazioni di pericolo?
Perchè siamo così poco attenti alla prevenzione?
Dobbiamo alimentare le cronache di giornali e telegiornali, come non fossero già abbastanza bollettini di guerra?
Non lo so... a volte mi sento una mosca bianca che nel deserto rincorre l'aereo per farsi ombra... sono io così fuori dal mondo oppure nella società ormai menefreghismo ed egoismo la fanno da padroni?
Ecco cosa dice la legge!

lunedì 14 febbraio 2011

Che rapporto c'è tra famiglia e lavoro?

... bella domanda!
Siamo nel ventunesimo secolo, nell'era della tecnologia sempre più spinta, dove rischiamo di avere più rapporti con il computer che con i nostri familiari, dove si chatta invece di parlare a 4 occhi, dove si mandano le mail invece di telefonare, dove se ci manca la linea adsl andiamo subito in panico (se poi il cellulare "non prende" sono guai seri!) eppure, per contro, esistono ancora dei comportamenti, degli atteggiamenti, delle prese di posizione (non saprei nemmeno come chiamarli) che nulla hanno a che fare con la nostra epoca, che sembrano relegate ad un passato ormai lontano, a culture di altri tempi, ma purtroppo non è così!
Mi riferisco al delicato rapporto famiglia/lavoro... mi spiego meglio.
E' risaputo, in Italia il tasso di natalità è tra i più bassi del mondo, dal 1990 al 2001 abbiamo avuto "crescita zero" (negli anni successivi le percentuali sono leggermente migliorate grazie alla presenza degli immigrati) e tutto questo è dovuto a diversi fattori:
- lavorano quasi sempre sia l'uomo che la donna, perchè con uno stipendio solo non si campa ed anche perchè, giustamente, la donna vuole realizzarsi, diventando autonoma non solo economicamente, dopo secoli di sottomissioni, emarginazioni e ruoli subalterni a quelli dell'uomo... e crescere un bimbo piccolo, senza l'aiuto di famigliari, risulta piuttosto impegnativo...
- mettere al mondo un figlio in una società come quella attuale non è una decisione facile... che futuro possiamo garantire ad un pargolo che si affaccia nel terzo millennio?
- il mondo del lavoro (ed in parte anche le istituzioni...) non ti viene incontro, anzi fà di tutto per sbarazzarsi di una donna quando viene a conoscenza della sua maternità, atteggiamento riprovevole che prolifera solo nelle società ricche ed evolute, attente sopratutto agli obiettivi personali e poco agli aspetti sociali ed umani...
- ci sono delle leggi molto importanti a tutela della maternità (e della paternità) come la 53/2000, ma che da sole non bastano a risolvere i molteplici problemi che si trovano le famiglie nel coniugare lavoro (purtroppo indispensabile) ed allevamento dei figli
- l'istituzione nido d'infanzia (oggetto del Corso di Laurea che sto frequentando!) svolge diligentemente il suo compito di accudimento e formazione psicopedagogica dei nostri figli... peccato che in Italia copra solamente il 12/13 % degli aventi diritto, come si evince dal link che allego QUI.
Ho aperto questo post, che sento intimamente molto vicino, perchè ho personalmente toccato con mano il problema... io e la mia compagna abbiamo deciso di mettere al mondo un figlio alla "tenera" età rispettivamente di 45 anni e 42 anni.
Attualmente l'età media per entrare nella categoria dei genitori si è elevata parecchio e quindi non saremmo poi così fuori media... il problema è un'altro. Se hai dei genitori (che diventano nonni...) relativamente giovani puoi contare sul loro aiuto ogni volta che ce n'è bisogno... quando invece sono i figli a dover prestare assistenza ai genitori e non i genitori (leggi nonni) a poter accudire, all'occorrenza, i nipoti la questione diventa più complessa.
Ma torniamo all'argomento principale del post... quando un'azienda, dopo 24 anni di onesto lavoro, ti nega aspettative (per motivi famigliari... il congedo parentale di legge non te lo toglie nessuno anche se può creare dissapori...) e/o part-time per motivi assolutamente ineccepibili come l'accudire un proprio figlio, credo che ci sia veramente da riflettere.
Le soluzioni non erano tante... baby-sitter 10 ore al giorno, nido a 3 mesi (che non avrebbe comunque coperto la nostra giornata lavorativa) oppure organizzarsi in maniera diversa.
Arrivare a licenziarsi per poter ottenere quello che il mondo del lavoro ti ha negato non credo sia una soluzione degna di un paese civile... fortunatamente rimanere ogni istante accanto al proprio figlio, seguire i suoi sguardi, i suoi sorrisi e le sue continue evoluzioni attenua la rabbia e la frustrazione che tale comportamente ha provocato.
Se tornassi indietro, nelle medesime condizioni, rifarei lo stesso percorso... non vi racconto altri particolari privati... vi dico solo che mio figlio, quando verso gli 8 mesi ha iniziato a parlare, mi ha chiamato "mamma" (per almeno 3 mesi ha avuto due mamme!...) ed è stato il regalo più grande che potesse farmi!
... certo che su questo "anomalo" rapporto tra famiglia e mondo del lavoro rimane ancora molto da dire e da fare!
Anche questo link deve far riflettere..

sabato 12 febbraio 2011

Come funziona l'Università?

Sono uno studente universitario (un pò maturo...), ho appena aperto un mio blog (grazie al laboratorio di informatica!) che vuole trattare tutti gli aspetti della vita che non funzionano o che funzionano male e mi sembra giusto e non ipocrita intervenire anche su questa istituzione educativa che frequento (o meglio non frequento!) da quasi 3 anni.
Per me non è stato facile rompere il ghiaccio dello studio a 30 anni dal diploma (tecnico... geometra!) per intraprende un percorso di "educatore" per i bambini della fascia 0 - 3 anni; non è stato facile rimettere in moto quella parte di cervello (la sinistra?... quella razionale?... o la destra... quella delle emozioni?) cambiando totalmente genere rispetto all'attività lavorativa che ho svolto per quasi 25 anni... sicuramente fare il papà a tempo pieno (non vi racconto ora la svolta che c'è stata nella mia vita... magari apro un'altro post sul rapporto tra lavoro e famiglia che mi ha coinvolto in prima persona...) mi ha aiutato in questo e mi ha dato lo spunto per provare a trasmettere, nei limiti delle mie possibilità, qualche cosa di positivo alle nuove generazioni, con una maggiore esperienza (almeno temporalmente) rispetto alla media degli studenti che frequentano l'università subito dopo la scuola superiore.
Ho partecipato solo a qualche lezione per poter dare un giudizio sul percorso che i docenti portano avanti nelle varie materie di competenza, ma ho utilizzato spesso e volentieri tutti gli strumenti messi a disposizione degli studenti, utili a tutti ma sopratutto ai non frequentanti come me che faticano ad avere le giuste informazioni avendo pochi contatti con il mondo universitario al di fuori del sito web di facoltà.
Dal punto di vista didattico, pur nella mia scarsa esperienza e quindi con affermazioni che non pretendono di essere esaustive ma che riflettono pensieri e sensazioni personali, rilevo una tipologia di insegnamento legata ancora alla classica lezione frontale, legata ad un programma ben preciso che non si riesce mai ad esaurire, che costringere a corrergli dietro perchè il tempo è sempre scarso ecc.ecc. a fronte delle scuole di tipo nuovo, le cosiddette  scuole attive, che sono state inventate poco più di un secolo fà e che sembrano relegate solo nei testi di pedagogia!
Per quanto riguarda l'assistenza agli studenti il discorso diventa ancor più complicato.
Ci sono vari servizi, a partire dall'orientamento che ti guida nella scelta del tipo di Corso di Laurea che sembra funzionare, ad altri, più operativi, utilizzati in itinere come l'ufficio didattico e la segreteria degli studenti.
La segreteria trovo che sia pronta a rispondere alle esigenze degli studenti tramite la mail (via telefono quando si riesce a trovare un operatore libero ma non è facile...) mentre di persona è quasi improponibile, almeno per quelli che non sono studenti a tempo pieno, in quanto si trovano mediamente 40 o 50 persone in fila prima di poter accedere allo sportello (almeno le volte che mi sono avventurato... probabilmente erano periodi di punta...).
Dell'ufficio didattico non ne posso parlare bene... l'ho contattato quasi sempre via mail (via telefono non sono mai riuscito, pur trovando la linea libera, a parlare con qualcuno) e non rispondono quasi mai.
In particolare, durante il periodo di preparazione alla compilazione del piano di studio (perso l'anno precedente per non essermi accorto in tempo della sua presenza sul sito ed assegnatomi quello d'ufficio) ho inviato 5 mail  nel giro di un mese e mezzo al suddetto ufficio per richiedere alcuni chiarimenti basilari per la compilazione del piano (cartaceo, nel mio caso) ed ho ottenuto risposta solo all'ultima, inviata il giorno prima dell'appuntamento per il piano di studio, (o meglio una "non risposta") che diceva testualmente "le abbiamo già risposto e comunque non deve venire da noi!".
Mi pare che nei confronti degli studenti a volte venga tenuto (parlo sempre di alcuni casi che ho visto e che non vogliono creare la regola... ) un atteggiamento gerarchico che porta ad un rapporto non equilibrato, che pone lo studente in una situazione di soggezione, come se fosse il fannullone che frequenta l'università per tardare l'ingresso al mondo del lavoro e divertirsi ancora un pò conoscendo tanta gente... e spesso scaturisce malcontento e lamentele che rimangono circoscritte al gruppo e non vengono quasi mai esternate a chi di dovere.
Personalmente, ogni volta che rilevo difficoltà, problemi o atteggiamenti che ritengo ingiusti e/o non corretti, avendo anche bisogno di metabolizzarli per non subirne le conseguenze psicologiche, oltre che cercare di risolverli, li segnalo a chi ritengo possa intervenire all''interno dell'istituzione, anche se purtroppo fino ad ora non ho ricevuto dei gran riscontri.
Ho un'età, non certo abituale per uno studente universitario, che mi pone "quasi" da osservatore esterno tra i docenti e gli studenti "di ruolo" e da questo particolare punto di vista ho una visuale sicuramente diversa, che mi porta a riflettere serenamente sull'andamento dell'università, sui suoi servizi e sulla sua funzione pedagogica.
Mi dispiace che l'istituzione educatica di livello più elevato come è l'università, oltre ad essere martoriata dall''alto (leggi governo), sia anche carente d'impegno, strutture e organizzazione dall'interno, il tutto a scapito dell'utenza che ne usufruisce e che pretenderebbe di ricevere un servizio migliore (visto anche gli elevati costi sostenuti per tasse, alloggio ecc.).
Un contributo da un blog!

sabato 5 febbraio 2011

Evasione fiscale.

Ecco un'altro argomento che è sulla bocca di tutti.
Analizziamolo con la massima obiettività.
Senza andare a ricercare statistiche particolari, ricordo, in lire, che veniva stimata, in Italia, attorno ai 200 mila miliardi all'anno a fronte di finanziarie, pur pesanti, che viaggiavano intorno ai 90 mila miliardi.
Innanzitutto c'è da specificare che l'evasione fiscale viene quasi sempre praticata con la concorrenza di due soggetti (chi la propone e chi l'accetta), e questo vale sopratutto nei rapporti di lavoro tra chi eroga un servizio, una prestazione o semplicemente vende un bene e chi ne usufruisce.
Nel caso della compravendita è un classico (a chi non è capitato?) l'offerta "sarebbero tot + iva... se non le serve la ricevuta/fattura le posso togliere l'iva!!"... come se l'iva posse un costo per entrambi e non solo per il consumatore finale (come in effetti è!).
E qui scatta l'onestà delle persone!
Secondo me dobbiamo guardare un pò più in là del nostro naso... questi piccoli risparmi, parlando dei normali consumatori, che si possono accumulare giornalmente, accettando il "giochino dell'iva" di cui sopra, non sono paragonabili al risparmio sulle tasse che toccherebbe tutti se tutti le pagassero (le aliquote potrebbero, in quel caso, solo scendere...), ma al di là di questo corretto atteggiamento metterei ancor prima in evidenza l'esigenza di un "cambiamento culturale", della consapevolezza cioè che il denaro pubblico debba servire al bene comune e di conseguenza all'erogazione dei servizi per i cittadini. E' questa l'unica possibilità che abbiamo per cambiare rotta... cambiare la mentalità delle persone! L'educazione la si può insegnare ai bambini, agli adolescenti... in età adulta non è impossibile ma è difficile migliorare da questo punto di vista.
Quando si parla anche solo tra amici/conoscenti sembrano tutti d'accordo sul fatto che bisogna pagare le tasse per concorrere, come si diceva, al bene comune, poi, sotto sotto, non sono tutti così bravi e scopri che chi in un modo chi nell'altro si "arrangiano" artigianalmente facendosi forza (una sorta di autogiustificazione...) con il discorso..."c'è chi ruba miliardi (con il pensiero ragiono ancora in lire...)... cosa vuoi che siano in confronto le briciole che riesco a risparmiare...".
Ovviamente l'evasione di milioni di euro fà più scalpore, ma milioni di persone che "risparmiano" qualche euro in "questo modo" raggiungono, tutte assieme, cifre ben maggiori!
Non sono assolutamente d'accordo sulla frase "l'occasione fà l'uomo ladro"... chi ruba 10 è disonesto come quello che ruba 100 o 1000... l'unica differenza è che il primo ha avuto l'occasione per 10 mentre gli altri due rispettivamente per 100 e per 1000!
Se non usciamo da questo circolo vizioso, se non riusciamo a cancellare l'egoismo che c'è in noi, non ci salteremo mai fuori. I furbi/scaltri/disonesti si avvantaggeranno sempre da questo atteggiamento, consapevoli che statisticamente difficilmente saranno "beccati" (mancano i fondi per fare i controlli a tappeto... mancano sempre i fondi per fare qualsiasi cosa... ma se i fondi non arrivano perchè c'è l'evasione siamo al cane che si morde la coda!).
L'argomento "come andranno poi spesi soldi incassati dall'erario (tanti o pochi che siano)?" meriterebbe uno spazio talmente ampio che non volevo trattare in questo post (magari ne apro un'altro!), ma è sicuramente un'altra pseudogiustificazione degli evasori...
Forse l'unica "vera" soluzione, al di là dei controlli statali che ci sono e non ci sono, potrebbe essere quella dove tutti controllano tutti... ognuno di noi controlla (e cioè non evade e non fà evadere) la persona (fisica o giuridica che sia) con cui ha a che fare in quel momento... in questo modo non ci vogliono mesi o anni per sconfiggere l'evasione fiscale, basta solo un giorno, ma forse è utopia!

venerdì 4 febbraio 2011

Educazione stradale

Inizio questo argomento con una domanda tanto provocatoria quanto corrispondente alla realtà:
Perchè in Italia, alla guida di un mezzo di trasporto, non ci si ferma "quasi mai" alle striscie pedonali?
In molti paesi del mondo c'è il rispetto per questa regola che definirei di convivenza civile prima ancora di essere parte di quell'insieme di regole che va sotto il nome di Codice delle strada.
Mi è capitato personalmente una ventina di anni fà (parliamo degli anni '80) di trovarmi con la mia compagna in un piccolo paesino della Norvegia... stavamo consultando una cartina geografica per vedere dove andare (eravamo a piedi sul marciapiede...)... alzando lo sguardo mi sono accorto che c'erano ben quattro auto ferme... casualmente ci trovavamo in corrispondenza delle striscie pedonali!
Anche se non avevamo bisogno, abbiamo ugualmente attraversato la strada, ringraziando con un sorriso quegli autisti così educati...
Ho raccontato questo piccolo (ma importante) aneddoto per evidenziare quanto siamo distanti (anni luce!) da questi comportamenti... in Italia si sta benissimo... peccato che le regole (o meglio il loro rispetto) siano affidate un pò al caso!
... e quando siamo colti in fallo ci appelliamo a tutto quello che possiamo (arrampicandoci sugli specchi!) pur di non pagare... senza ammettere e riconoscere che abbiamo sbagliato e senza fare monito per la volta successiva (se così fosse, anche questa, forse, potremmo chiamarla educazione...)
Arriviamo all'assurdo che la "non regola" risulta spesso la prassi normale e quando si pretende (o quando si cerca di rispettare la regola) ci si può trovare nella situazione di svantaggio, dove sono i "trasgressori" che, convinti di essere dalla parte del giusto, inveiscono contro chi si sta comportando correttamente (es. se provate a fare i 50 km. sui viali a Bologna, massima velocità consentita, rischiate di trovare chi vi suona il clacson, chi vi manda gesti di ogni genere ecc.).
Vi racconto un'altro aneddoto capitatomi... mi stavo recando al lavoro in auto e giunto in corrispondenza delle striscie pedonali mi sono fermato per far attraversare una vecchietta (mi sono imposto da tempo di fermarmi sempre alle striscie... anche in moto... attento solo a non farmi tamponare!)... dietro di me c'era un'auto dell'amministrazione comunale di un comune della provincia di Bologna (con tanto di scritta ben in vista sulla fiancata!) con quattro adulti sopra... la vecchietta, con evidenti problemi di deambulazione, ha impiegato un pò di tempo per attraversare la strada; l'autista dell'auto comunale, impaziente per l'attesa, ha pensato bene di suonare il clacson per manifestare il suo disappunto... vi tralascio i particolari del seguito...
Mi sono concentrato sulle striscie pedonali perchè in questi ultimi tre anni ho girato parecchio con mio figlio piccolo ed ho notato che anche di fronte ad una carrozzina/passeggino l'atteggiamento non cambia di molto.
Inoltre, se guardiamo a tutti gli altri aspetti che riguardano la guida di un mezzo (motorizzato o non che sia) per le strade pubbliche, noto un comportamento in linea con quanto detto sopra.
Se una persona incappa in un autovelox (es. 100 km/h contro il limite dei 50 km/h), si preoccupa subito di cercare l'escamotage per evitare la contravvenzione (vizi di forma nel verbale, apparecchiature non idonee usate dalle forze dell'ordine ecc.) senza ammettere una buona volta, vergognandosi, che viaggiare a quella velocità nei centri abitati risulta comunque, autovelox presente o meno, da incoscienti.
Potrei fare altri mille esempi, ma la sostanza non cambia.
... e non prendiamocela sempre nei confronti di chi "in alto" sbaglia (politici, amministratori ecc.)... non facciamoci forza degli errori degli altri per giustificare i nostri... e non pensiamo che a "muoversi" per cambiare le cose debbano sempre essere gli altri... ognuno faccia la propria parte!
E' sicuramente importante "lavorare" sulle nuove generazioni (cercando di educarle nel migliore dei modi), ma anche noi adulti possiamo e dobbiamo fare qualcosa...
Sono convinto che per cambiare il mondo serva il contributo di tutti... non dipende solo dai potenti della terra!