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lunedì 14 febbraio 2011

Che rapporto c'è tra famiglia e lavoro?

... bella domanda!
Siamo nel ventunesimo secolo, nell'era della tecnologia sempre più spinta, dove rischiamo di avere più rapporti con il computer che con i nostri familiari, dove si chatta invece di parlare a 4 occhi, dove si mandano le mail invece di telefonare, dove se ci manca la linea adsl andiamo subito in panico (se poi il cellulare "non prende" sono guai seri!) eppure, per contro, esistono ancora dei comportamenti, degli atteggiamenti, delle prese di posizione (non saprei nemmeno come chiamarli) che nulla hanno a che fare con la nostra epoca, che sembrano relegate ad un passato ormai lontano, a culture di altri tempi, ma purtroppo non è così!
Mi riferisco al delicato rapporto famiglia/lavoro... mi spiego meglio.
E' risaputo, in Italia il tasso di natalità è tra i più bassi del mondo, dal 1990 al 2001 abbiamo avuto "crescita zero" (negli anni successivi le percentuali sono leggermente migliorate grazie alla presenza degli immigrati) e tutto questo è dovuto a diversi fattori:
- lavorano quasi sempre sia l'uomo che la donna, perchè con uno stipendio solo non si campa ed anche perchè, giustamente, la donna vuole realizzarsi, diventando autonoma non solo economicamente, dopo secoli di sottomissioni, emarginazioni e ruoli subalterni a quelli dell'uomo... e crescere un bimbo piccolo, senza l'aiuto di famigliari, risulta piuttosto impegnativo...
- mettere al mondo un figlio in una società come quella attuale non è una decisione facile... che futuro possiamo garantire ad un pargolo che si affaccia nel terzo millennio?
- il mondo del lavoro (ed in parte anche le istituzioni...) non ti viene incontro, anzi fà di tutto per sbarazzarsi di una donna quando viene a conoscenza della sua maternità, atteggiamento riprovevole che prolifera solo nelle società ricche ed evolute, attente sopratutto agli obiettivi personali e poco agli aspetti sociali ed umani...
- ci sono delle leggi molto importanti a tutela della maternità (e della paternità) come la 53/2000, ma che da sole non bastano a risolvere i molteplici problemi che si trovano le famiglie nel coniugare lavoro (purtroppo indispensabile) ed allevamento dei figli
- l'istituzione nido d'infanzia (oggetto del Corso di Laurea che sto frequentando!) svolge diligentemente il suo compito di accudimento e formazione psicopedagogica dei nostri figli... peccato che in Italia copra solamente il 12/13 % degli aventi diritto, come si evince dal link che allego QUI.
Ho aperto questo post, che sento intimamente molto vicino, perchè ho personalmente toccato con mano il problema... io e la mia compagna abbiamo deciso di mettere al mondo un figlio alla "tenera" età rispettivamente di 45 anni e 42 anni.
Attualmente l'età media per entrare nella categoria dei genitori si è elevata parecchio e quindi non saremmo poi così fuori media... il problema è un'altro. Se hai dei genitori (che diventano nonni...) relativamente giovani puoi contare sul loro aiuto ogni volta che ce n'è bisogno... quando invece sono i figli a dover prestare assistenza ai genitori e non i genitori (leggi nonni) a poter accudire, all'occorrenza, i nipoti la questione diventa più complessa.
Ma torniamo all'argomento principale del post... quando un'azienda, dopo 24 anni di onesto lavoro, ti nega aspettative (per motivi famigliari... il congedo parentale di legge non te lo toglie nessuno anche se può creare dissapori...) e/o part-time per motivi assolutamente ineccepibili come l'accudire un proprio figlio, credo che ci sia veramente da riflettere.
Le soluzioni non erano tante... baby-sitter 10 ore al giorno, nido a 3 mesi (che non avrebbe comunque coperto la nostra giornata lavorativa) oppure organizzarsi in maniera diversa.
Arrivare a licenziarsi per poter ottenere quello che il mondo del lavoro ti ha negato non credo sia una soluzione degna di un paese civile... fortunatamente rimanere ogni istante accanto al proprio figlio, seguire i suoi sguardi, i suoi sorrisi e le sue continue evoluzioni attenua la rabbia e la frustrazione che tale comportamente ha provocato.
Se tornassi indietro, nelle medesime condizioni, rifarei lo stesso percorso... non vi racconto altri particolari privati... vi dico solo che mio figlio, quando verso gli 8 mesi ha iniziato a parlare, mi ha chiamato "mamma" (per almeno 3 mesi ha avuto due mamme!...) ed è stato il regalo più grande che potesse farmi!
... certo che su questo "anomalo" rapporto tra famiglia e mondo del lavoro rimane ancora molto da dire e da fare!
Anche questo link deve far riflettere..

3 commenti:

  1. Ciao Andrea trovo estremamente attuale e interessante il tuo post e concordo con tutto ciò che hai detto e portato all'attenzione.Io ho 30 anni e al momento lavoro presso un privato come impiegata,in attesa di un futuro migliore (cioè laurearmi ed essere chiamata dal mio Comune di residenza per realizzare il mio sogno professionale, lavorare nel mondo dell'Infanzia, nello specifico nel Nifo).Purtroppo la realtà nella mia azienda è questa: dopo la Cassa Integrazione che ci ha colpito due anni fa, "giustificata" come necessaria, ma preferisco non approfondire questo punto, (su 6 persone lasciate a casa 5 erano donne, madri e mogli), la mia Azienda ha ripreso ad assumere, e guarda caso solo MASCHI !!! Guai, le donne come dico sempre io ironicamente "SONO PRODUTTRICI DI BAMBINI", il mio reparto da 12/13 donne che eravamo, si è ridotto a 3 donne VS uomini sempre più in aumento. Per non aggiungere che le donne che rientrano dalla maternità molto spesso sono spodestate dalla loro mansione storica.
    A questo punto risponderei alla nostra POLITICA, SOCIETA', a chi fa i calcoli di Natalità e critica le % sempre più basse del nostro Paese, a che pro oggi fare un figlio ? Come dicevi tu oggi fare un figlio è un ATTO di coraggio, io ammiro chi consapevolmente decide di farlo, e ammetto che ora come ora non ritengo di avere quel coraggio necessario per progettarlo o vederlo realizzato nel mio futuro. So di tante donne che fino all'ultimo usufruiscono dell'aspettativa di maternità pagata al 30%, in quanto gli costa di più mandarlo al Nido lavorando a 1.000 € al mese. Purtroppo le Istituzioni continuano ad non aiutare in questo, le Strutture Private dedicate alla Prima Infanzia praticamente chiedono alle famiglie di stanziare mutui per portare i proprio figli solo per metà giornata,le Istituzioni Pubbliche/Comunali non hanno più fondi e i posti a disposizione sono troppi pochi in una Società Multiculturale come la nostra.....Potrei continuare.....è una cane che si morde la coda....la cosa più triste, ma come dici tu resa meno frustrante dalla nascita di una VITA, è doversi licenziare per rivendicare il proprio diritto di genitore.
    Ed è bellissimo quando scrivi che per almeno 3 mesi tuo figlio ha avuto due MAMME !! A presto, e in bocca al lupo !! Ciao Marty80

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  2. Grazie Marty per il tuo contributo!
    Ho aperto questo blog su "tutto quello che non funziona nella vita" perchè sono fermamente convinto che siamo tutti noi a poter cambiare il mondo... purtroppo troppe persone ne parlano e poche agiscono.
    Il mobbing che avviene nel lavoro verso le donne e sopratutto le future madri (o già madri) credo sia sotto gli occhi di tutti, ma nonostante questo rimangono rimangono isolate e poco aiutate. Senza ripetermi, ho subìto un trattamento simile pur essendo un uomo e questo mi ha fatto capire (come se ce ne fosse stato bisogno) che il mondo del lavoro (ma non solo quello... mi viene da dire la società...) è troppo preso dagli interessi personali e la parola solidarietà sembra dimenticata nella notte dei tempi. Tutto questo deve farci riflettere... non aspettiamo che sia sempre qualcun'altro ad intervenire! Se aspettiamo la manna dal cielo non arriverà mai... facciamo sentire la nostra voce in tutte le forme che la democrazia ci mette a disposizione... parlarne con famigliari, amici o conoscenti serve ma non basta, perchè rischia di rimanere un vicolo cieco senza sbocchi!

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  3. Te lo dico io che rapporto c'è. Che io e la mia compagna (26 anni entrambi) vorremmo anche farlo un figlio. Ma io prendo 500€ al mese e lei 850€ (entrambi laureati) e abbiamo un affitto, e viviamo a Roma, una delle città più care di Europa. Co che lo sfamiamo il figlio, coi buoni propositi?
    Forse ce lo potrebbe dire il nostro Primo Ministro e la sua accolita di dementi, che si permettono anche di generalizzare, dando a tutti i giovani dei "bamboccioni".

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